Non è poi tanto tragico morire quanto lo è non aver per noi rispetto, vegetare per generazioni, continuare a vivere morti. Star svegli, per paura di sognare, meglio è vegliare che viver d’incubi. La felicità, se fosse, mai ci viene incontro col suo abito migliore quasi sempre è dimessa, irriconoscibile, come lo è l’amico al pallido chiarore della luna. Nella capanna bruciando paglia e sterco, pigiati con gli altri per vincere l’inverno, viviamo nell’attesa della mietitura, gli scampoli di vita che sono Allah vuol grande.
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